GLI ANNI DEI CONTESTI E DEI PALINSESTI
Due eventi fondamentali concorrono, a partire dal 1978, a formare una nuova idea di architettura e di interazione fra architettura e spazio: la mostra 'Roma interrotta' e la nascita dell'IBA a Berlino.
Nel primo caso un cospicuo numero di architetti, da Krier a Portoghesi, da Dardi a Giurgola, riflettono ciascuno su frammenti della Pianta del Nolli e la reinterpretano secondo la propria visione; la stratificazione fra nuovi segni e retaggio dell'antico avviene in un contesto già stratificato, quello della Roma del '700, nella quale i nuovi spazi barocchi si innestano nel tessuto medievale, a sua volta sovrapposto alle grandi vestigia dell'antichità, il tutto inserito in un paesaggio naturale e parzialmente antropizzato. Il contesto assume una valenza fondamentale nella riflessione architettonica, nella sua valenza spaziale ma anche storica e culturale. L'architettura non è più un oggetto valido di per sé e pertanto riproducibile infinitamente negli spazi più svariati, ma un luogo di relazioni fra le nuove funzioni e strutture e quelle vecchie. A Berlino si punta, invece, alla ricomposizione della città attraverso la riproposizione del vecchio isolato berlinese delle siedlungen, visto come garanzia di unità formale fra edificio e contesto, nella ripresa della relazione, interrotta dal movimento moderno, fra strada e abitato. La rigidità di tale impostazione è, tuttavia, rifiutata da molti architetti, che pur non negando l'importanza dell'intenzione di superare gli stilemi della sperimentazione dell'architettura-macchina, guardano al futuro non interpretando il passato in maniera dogmatica. E' il caso di Valle nel complesso della Giudecca o della proposta dell'isolato aperto di Rue des Hautes-Formes, ma soprattutto delle riflessioni di tre grandi architetti che ebbero enorme influenza nei decenni successivi: Eisenman, Gehry e Hadid.
Essi rifiutano i richiami formali all'architettura tradizionale come strumento per rammagliare i frammenti di una città ormai in crisi, ma sentono altresì l'esigenza di far comunicare la propria opera con il contesto in cui si inserisce. Eisenman riprende, come un palinsesto, le giaciture degli edifici esistenti e di quelli storici, le maglie invisibili della città presente e passata, per innestare al di sopra di essa un'architettura che riflette anche molto sugli spazi di risulta fra gli edifici ed i percorsi. Gehry guarda agli spazi residuali della civiltà urbana come occasioni per far nascere un nuovo linguaggio, attraverso materiali poveri e forme che richiamano le architetture spontanee. Hadid tesse relazioni con il paesaggio costruendo i propri edifici come fossero emersi dalla medesima logica che ha formato il contesto naturale e, soprattutto, le infrastrutture: la sua architettura riconnette gli spazi urbani attraverso le linee mosse riprese dagli svincoli autostradali e dai fasci di binari.
La consapevolezza della necessità di interfacciarsi con il genius loci e dell'impossibilità di espandere lo spazio del costruito indefinitamente: queste sono le principali caratteristiche della riflessione architettonica che, a partire da questi anni, attraversa i decenni ultimi della contemporaneità.
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